Da un po’ di tempo a questa parte, si parla ormai di più di tre anni con l’articolo di Richard Stallman (il guru di GNU) attesta che Ubuntu sia diventato un pericolo. La situazione si è susseguita con portali come Tomshow, con questo articolo e con altri articoli a seguire pubblicati da blog o portali più o meno grandi.
Dato che questa situazione sia ripresa ultimamente, ho deciso di parlarne anche io in questo articolo, per dire il mio parere su questa situazione, che sinceramente non è molto facile darlo, in quanto bisogna prendere in considerazione numerosissimi fattori. La risposta non è immediata e non è certo Stallman ha ragione o Stallman ha torto. La risposta è molto differente e va a prendere numerosissimi campi. Va anche interpretato l’articolo e soprattutto letto quello in versione originale. Questo perché quando si leggono degli articoli che riportano degli altri articoli scritti da terzi, va a finire che il discorso cambi, che ci siano quindi delle piccole variazioni, che possono creare anche scalpori, che sinceramente è meglio evitare fin dal principio.
Iniziamo non partendo dall’articolo, ma partendo a parlare di Ubuntu e del suo percorso (per come la vedo io e poi per com’è oggettivamente).
Ubuntu è stata ed è tuttora una distribuzione nata con uno scopo di partenza. Aiutare l’utenza nell’installazione e nella configurazione di Debian. Non a caso Ubuntu è basato su Debian. Inizialmente il sistema operativo aveva come DE Gnome 2 modificato dalla stessa community di Ubuntu. Poi è venuto l’avvento di Unity, un mix di Gnome 3 e altro. Un bel fork.
Quando ancora Ubuntu era in Gnome 2 ed era quindi ancora agli inizi, si iniziò a formare una community, che aiuta nello sviluppo, che aiuta nella documentazione, aiuta nel far avvicinare nuovi utenti al sistema, quando necessario fa movimenti di opinione (che anche io ho partecipato ad alcuni di questi), aiuta le persone a risolvere vari problemi e molto altro ancora. La community fa un lavoro enorme. Senza di questa non penso che Ubuntu sarebbe stata quello che è ora. Perché diciamocelo. E’ grazie a una community che è nato GNU/Linux ed è su questo che si basa questo progetto. Sullo sforzo collettivo delle persone su un progetto, per mandarlo avanti per il bene comune.
Più passarono gli anni e più lessi nel tempo che questa community contasse sempre meno, che Canonical gli importasse sempre meno dei movimenti di opinione che facesse o di qualunque progetto intraprendesse. E di questo me ne resi conto anche io quando mi iscrissi nel 2010 a questa community. Io per quattro anni notai un cambiamento radicare. Una mutazione nella solidarietà di questa community. Era diventata per canonical, e penso che per lei sia ancora così, quasi come un peso. come un qualcosa da consultare per ultimo. E questo è triste e non è bello, ma peccato che è avvenuto, e sta continuando ad avvenire, questo.
Canonical poi iniziò a pensare al marketing e ad avere un marchio. Un marchio tutto suo. Questo potrebbe essere un problema. Non è un problema se sviluppasse da sola, senza il contributo e senza la tecnologia di altri (per esempio Gnome 3.x per il DE). E invece no, sta continuando a sviluppare un sistema e sta cercando in questi ultimi anni di diventare sempre più un marchio proprio e quindi di essere unica nel suo genere. Ma eticamente parando secondo voi è giusto prendere il lavoro di qualcun altro, usarlo per i propri scopi, e poi dire che si è fatto il lavoro e che ora ci si può differenziare? Io credo proprio di no.
E arriviamo ora a una nota dolente, la nota di questo articolo, il vero motivo per cui esiste questo articolo. Ubuntu in questo ultimo periodo ha inserito della pubblicità all’interno del sistema operativo, all’interno della schermata dash di ricerca di Unity. Questo di per se non è un problema. Ognuno è libero di guadagnare, anche perché bisogna in un certo modo ripagare le spese di sviluppo, del sito, dei server che permettono lo scaricamento della ISO e di molto altro ancora.
Molti online fanno così per sostentarsi. Pure io con il mio blog mi comporto alla stessa maniera, perché volendo o non dolendo si deve in un qualche modo coprire le spese e perché no guadagnare.
Quello che io non trovo giusto è il fatto che innanzi tutto nella dash sono presenti due tipi di risultati. I risultati di ricerca dei propri file o programmi (dipende quale categoria di ricerca si seleziona) e i risultati pubblicitari di Amazon (si perché Canonical è affiliata ad Amazon con un contratto lavorativo, un contratto vero e proprio).
Il problema è che molto spesso ci si trova nella situazione che i risultati di Amazon sostituiscono altri risultati pertinenti ai file dell’utente e quindi la ricerca sia un po’ incompleta. Inoltre tutti i dati della nostra ricerca, vengono inviati in un server per indagini di mercato. Eh si le nostre informazioni personali all’interno del nostro sistema. E’ una cosa che potrebbe non fare molto piacere.
Per fortuna dalla 14.04 di Ubuntu questo problema sembra sia risolto dato che ora è possibile disattivare in modo mirato questo tipo di pubblicità e non l’intero servizio di ricerca online come prima.
Penso che secondo me vadano rese più sicure le connessioni tra l’utente del computer, Canonical e Amazon. Ma questo è soltanto un mio piccolo punto di vista.
Quello che invece continuo ad approvare da quanto detto da Richard Stallman è che Ubuntu stia tentando di unificarsi e diventare un qualcosa di differente, che però non è compatibile con l’ideale iniziale Open Source.
Richard non stava condannando tutte le derivate di Ubuntu (ad esempio Linux Mint, ma stava dicendo che la versione Main Stream di Ubuntu presentasse questi problemi di cui ho parlato qui in alto.
Però dire che da qui a dire che Ubuntu sia un pericolo penso che sia leggermente troppo, ma proprio leggermente. Si, Richard avrà avuto le sue ragioni e molte di queste le comprendo anche, ma secondo me è pur sempre un’affermazione un po’ troppo esagerata.
Ho visto alcuni dire che è grazie a Ubuntu che ora ci siano tante derivate e io rispondo che si, come è vero che è grazie a tutte queste derivate ci ritroviamo sistemi operativi che valgono realmente, che non hanno forza di sviluppo sufficiente per mandare avanti il progetto.
E qui vorrei parlare di community e di GNU/Linux. GNU/Linux è nato come un progetto che riunisse tante persone e che con il concetto di unione fa la forza si crea qualcosa in modo libero da vincoli. Il problema è che poi questa community si è frammentata e anche di tanto e ci ritroviamo tra le mani un universo che non riesce ad andare avanti più di un tot. E questo è anche grazie al concetto di community che in GNU/Linux sembra essere scomparso, anche se non è una bella cosa.
Questo non è per dare contro a tutti i progetti che ci sono online. Molti di questi meritano davvero tanto e hanno portato innovazione, ma molti altri no.
In questo articolo ho voluto dire la mia su questo problema e dare la mia versione dopo aver letto l’articolo originale.
Vi aspetto al prossimo articolo