Ragazzi oh mio Dio! Ho fatto una scoperta agghiacciante. Il nuovo sistema operativo Windows 10 fa battaglia navale sui vostri computer, o meglio dire i vostri hard disk per cercare ed eliminare tutte le partizioni Linux. Ma solo quelle di Linux perché…. boh non lo so, alla Microsoft non piacciono.
Confermano il tutto anche diversi utenti che testimoniano di questo problema, stabilendo che è tutta colpa della Microsoft che complotta per distruggere la concorrenza con metodi alquanto sleali e ovviamente disonesti sotto ogni punto di vista.
Bene gente, direi che questa intro piuttosto poco seria può finire palesemente qui.
Io ho notato che nella maggior parte dei blog importanti si sente continuamente di questa notizia, che non contiene una possibile soluzione a riguardo. Questo genere di articoli denunciano il fatto, lanciano diffamazione a destra e a sinistra e non spiegano al povero utente come fare per non ritrovarsi da un momento all’altro con Linux che non funziona più o peggio ancora, un’intera partizione con dati e tutto cancellata.
Il problema è che poi la notizia non è neppure poi così vera come la raccontano. E ora arriviamo al motivo per cui sostengo questo. Inoltre vorrei fornirvi una soluzione a questo problema che affligge a quanto pare moltissime persone. Questi blog, a parer mio, sfruttano il problema per far visualizzazioni e ovviamente soldi in più, a discapito dei poveri utenti che si ritrovano in seria difficoltà. Non è che sia molto bello vero?
Ma veniamo al problema.
Si dice che per colpa del nuovo aggiornamento di Windows 10 (build 1607) o per colpa di altri aggiornamenti simili (build 1511), alcune partizioni Linux e solo appartenenti a GNU/Linux vengano rimosse, come una sorta di battaglia navale all’interno del vostro hard disk. Ma sarà vera questa cosa?
Allora partiamo col dire che aggiornare Windows ad una nuova build comporta tutti gli effetti collaterali di una nuova installazione del sistema operativo. Infatti Windows viene installato nuovamente e la sua vecchia versione viene registrata in una cartella chiamata windows.old
Al momento dell’installazione, il programma che effettua l’aggiornamento utilizzerà solo le partizioni registrate al sistema operativo, con file system NTFS. Questo perché il kernel di Windows è in grado, a livello di sistema, di leggere e scrivere solo in file system NTFS. Diciamo che a livello di sistema anche Linux ha un campo molto ristretto, infatti riesce a scrivere e leggere file system EXT, nella versione indicata dal kernel utilizzato.
Già con questa premessa possiamo ben capire che è impossibile che vengano rimosse da Windows le partizioni Linux, anche perché Windows stesso non è in grado di riconoscerle, tanto meno a modificarle.
Ma quindi ritorniamo sempre alla domanda iniziale? Perché aggiornando Windows, la partizione Linux viene compromessa, o nei casi più gravi, rimossa in modo totale?
Per poter rispondere dobbiamo capire gli effetti collaterali nel boot loader di Linux, al momento di un’installazione di un sistema diverso da una qualsivoglia distribuzione Linux. Quando si installa, aggiorna un sistema operativo, il boot loader e quindi il GRUB vengono compromessi. Infatti la propria distribuzione non sarà più in gradi di avviarsi. Per risolvere il problema si deve installare nuovamente il GRUB e aggiornarlo, oppure nei casi estremi reinstallare il sistema operativo.
Ma quali sono i casi estremi?
Beh in realtà è scorretto utilizzare il plurale, in quanto di casi ce ne sono solo uno; ovvero la rimozione dell’intera partizione.
Come avviene la rimozione dell’intera partizione?
E’ qui che entriamo nel vivo dell’articolo. Abbiamo appena detto che con l’installazione di un nuovo OS, il boot loader viene danneggiato. Danneggiandosi, il boot loader danneggia a sua volta la partizione Boot. E qui nasce un problema. Solitamente le persone quando installano una distribuzione, la installano in un’unica partizione gigante, in cui l’installer farà in modo che contenga tutte le sezioni necessarie al sistema operativo quindi: la sezione boot, root, home e swap,
Secondo un principio base sul funzionamento di un’hard disk, meccanico o solido che sia, se all’interno di una partizione si dovesse verificare un danno, tutta la partizione ne risente. Abbiamo appena detto che con l’installazione di un nuovo OS la partizione boot si danneggia. Dato che la maggior parte delle persone quando installa una distribuzione la installa in un’unica partizione, con il danno della partizione boot l’intero OS Linux è compromesso irrimediabilmente.
Per far si che non si danneggi la partizione della propria distribuzione installata, bisognerebbe partizionare il disco in modo adeguato. Le partizioni da creare sono fondamentalmente 4.
La prima, ovvero la partizione boot, deve avere uno spazio di 500 mega
La partizione swap deve avere queste caratteristiche: se il computer a disposizione ha una ram da 4 GB o inferiore, si deve impostare la swap con uno spazio uguale alla ram. Se la ram è superiore di 4 gb, la swap deve essere impostata a 2 GB.
La partizione root deve avere almeno 40 GB
La partizione home deve avere il restante spazio disponibile
Usando questo sistema si evitano problemi di partizionamento. Inoltre essendo che le partizioni sono separate, in caso di un danno al sistema (ipotetico, si intende), i dati saranno preservati in quanto sono distaccati dalla partizione root. Quindi volendo si potrebbe evitare di creare una partizione dati, dato che i dati sono separati. Si risparmia quindi tempo e problemi inutili.
Detto questo spero di aver fatto un po’ di chiarezza sull’argomento e di averlo spiegato nel migliore dei modi.
Ciao a tutti, vi aspetto al prossimo articolo!