Ed eccoci qui in questo nuovo post. Sono l’ultimo praticamente a trattare questo argomento. Questa è stata una mia scelta. Infatti prima di trattare questa tematica così spinosa volevo fare in modo di osservare la situazione. Penso infatti che tanti altri siano riusciti ad esaminare l’accaduto in modo molto dettagliato. Questo quindi vuole essere solo un commento personale, un qualcosa da aggiungere per chiudere meglio il cerchio e forse dire la parola fine su questo avvenimento poco piacevole.
Partiamo per gradi. Che cos’è successo?
Pochi giorni fa l’azienda svedese Spotify attuò una manovra tecnica per far si che tutte quelle applicazioni non ufficiali (quindi non rilasciate dalla società di streaming musicale più famosa al mondo), che permettono di accedere a tutti i vantaggi premium del servizio, senza che l’utente debba pagare. In pratica tali applicazioni sfruttano alcuni bug nel sistema di pagamento per aggirare il controllo e quindi rubare il servizio di musica.
La manovra di Spotify è molto semplice: risolvere tali problematiche di natura tecnica e di sicurezza (perché si sta parlando anche di questo) per far si che queste applicazioni non funzioni più. Ed effettivamente è successo questo.
Inoltre a tutti gli utenti abusivi, Spotify ha inviato una mail comunicando che il servizio garantito dall’app non ufficiale non sarebbe più stato erogato e che sarebbe stato necessario installare l’app ufficiale e acquistare il servizio, pagando il relativo abbonamento mensile, per poter usufruire di tutte le funzionalità di prima.
Altrimenti per chi non vuole pagare, ovviamente può accontentarsi del piano gratuito, che giustamente presenta alcune limitazioni e l’obbligo di guardarsi una pubblicità ogni mezzora.
Come reagì l’utenza?
L’utenza, soprattutto italiana, reagì in modo brusco, al momento in qui queste app smisero di funzionare. Infatti come protesta iniziarono a lasciare feedback negativi (con una sola stella), spiegando che non era possibile che non fosse più possibile usufruire gratis del servizio premium di Spotify e che pagare la cifra di 9,99€ al mese (si costa così l’abbonamento di Spotify) era impensabile e ingiusto.
Questo è un esempio di questi messaggi
Questo è solo uno dei tanti commenti. Se ne possono trovare anche di offensivi, ma evito di riportarli, in quanto questo blog è visto anche da utenti ancora minorenni.
Non censuro il nome del commentatore in quanto questi feedback sono resi pubblici.
Se vi volete fare una cultura di tutti i commenti scritti….. beh prego 🙂
Ora perché sta succedendo questo?
Beh la risposta non è difficile e molto spesso l’ho affrontata in questo blog. Il problema è che molti italiani non vogliono spendere soldi per un servizio che gli piace e che gli serve. L’utenza italiana vuole tutto gratis, tutto perfetto e tutto subito. Non pensa che una società ha dei costi di gestione, che le canzoni sono presenti nel sito in quanto l’azienda svedese paga le royalties alle relative case discografiche. Che Spotify deve rispondere a dei costi ingenti per pagare i dipendenti che ci lavorano, per pagare i server, lo sviluppo dei servizi. Tante cose, che ovviamente è più facile ignorare, che invece pensare e mettere in conto.
Tutta questa mentalità del “voglio tutto gratis” porta inevitabilmente a questo genere di problematiche.
Quindi beh è necessario sicuramente che le persone inizino a comprendere che non gli è tutto dovuto. Come tutti i servizi, anche quelli digitali si devono pagare.
Perché il servizio Spotify non può essere totalmente gratuito?
Come dicevamo, ci sono molte persone che pretendono che tutti i servizi a cui accedono siano gratuiti.
Il problema è che Spotify non può permettersi, neanche se volesse, di rilasciare il servizio a titolo gratuito, dato che deve affrontare tantissime spese, descritte in precedenza.
Secondo i dati dell’azienda svedese, dalla pubblicità che viene fatta visualizzare agli utenti aventi il piano gratuito, non si riescono a ricavare i soldi necessari neppure per pagare tutte le spese. Per riuscirci e per ottenere un profitto, che si stima a circa 0,005 centesimi ad ogni riproduzione (quindi non è che guadagnano poi così tanto), serve un piano a pagamento. Vi ricordo che Spotify è un’azienda e come tale ovviamente non lavora per riuscire a coprire le spese, ma per ottenere un profitto. Se non dovesse ottenere un profitto, ovviamente chiuderebbe.
Ovviamente di tutti questi dati la gente non glie ne frega nulla. Importa solo criticare e pretendere tutto gratis.
Perché la gente vorrebbe tutto gratis?
Questo è un problema che abbiamo avuto modo di affrontare anche in precedenti occasioni. Il discorso è, secondo me, che le persone non colgano il valore economico di un prodotto digitale, ma solo di tutto ciò che è tangibile, toccabile con mano. Molte persone fanno fatica ad associare un valore ad una cosa che non possono toccare. Ed è per questo che la gente non comprende il reale motivo per cui lo youtuber è un lavoro (se ovviamente quello youtuber ha i numeri per esserlo), o non comprende perché un servizio digitale sia a pagamento.
Infatti le persone fanno questo ragionamento: “perché devo pagare per ascoltare il contenuto di un file?”
Infatti per loro il file non è il disco con al suo interno la canzone, che per ascoltarlo lo devi comprare (o rubare dal negozio).
Tutto questo è tutto un discorso dettato in parte dall’ignoranza delle persone. Dall’altro dalla mancanza di buonsenso dell’utenza. Tutto qui.
Quindi…. beh questo è il problema e in questo post ho cercato di analizzarlo al meglio per cercare di mettere in evidenza le cause che lo portano a verificarsi. Spero di esserci riuscito. Se è così mi fa molto piacere.
Con questo quindi è tutto…. alla prossima!