Sono circa 2 anni che svolgo un’attività da libero professionista informatico e come consulente. Questa attività permette a questo blog e a tutti i miei progetti di rimanere aperti.
Però mancava sempre qualcosa… il fatto di non essere leciti. Infatti tutta la mia attività si fondava sul fatto di essere “in nero”, quindi assolutamente non legittima. Così non legittima che non ero in nessun modo tutelato.
Basare la propria attività, il proprio business piccolo o grande che sia, sul “lavorare in nero”, quindi senza alcuna certificazione legale, è una cosa assolutamente sbagliata. E’ sbagliata per due grandi motivi. Il primo motivo è che non si ha mai la certezza che un cliente paghi.
Se non si può fatturare il lavoro, questo non è registrato. Se non è registrato beh…. legalmente il cliente non è tenuto a pagarvi.
Un’altra problematica è che non è possibile lavorare per un’azienda. Se per caso un’azienda ha bisogno di un lavoro di un professionista per riparare un computer (facendo un esempio), non potete effettuare tale lavoro, se non con il modulo della prestazione occasionale, che però vi porterà via il 20 / 22% del ricavato in ritenuta d’acconto per lo stato.
Inoltre beh…. la propria attività risulterebbe poco credibile. Non ci sono garanzie per il cliente. Quindi se un vostro lavoro causa un danno ad un cliente, quest’ultimo non può ottenere un risarcimento.
Quindi beh… prima o poi è necessario compiere il passo di legalizzare la propria attività da libero professionista. Andando ovviamente ad aprirsi una partita IVA.
I luoghi comuni dell’apertura di una Partita IVA
Sono diffusissimi svariati luoghi comuni di una partita iva. Infatti la gente quando parla di Partita IVA, pensa che quest’ultima sia di un’unico tipo e che non esistano svariate varianti, che cambiano a seconda della propria attività svolta.
Le persone associano alla partita iva un pagamento delle imposte che può variare dal 60 al 70% del proprio fatturato. Cosa che è vero… ma solo per alcuni tipi di attività.
Per altri, non vale questa regola.
Qual’è il regime più indicato per aprire una piccola attività?
Da qualche anno lo stato italiano ha aperto un nuovo regime, chiamato “regime forfettario” che permette di aprire un’attività andando a pagare solo il 5% del fatturato tassabile (dopo 5 anni si passa al 15% per sempre) e dal 20 al 30 % (a seconda dell’attività svolta) in contributi INPS, ovvero i contributi per la propria pensione.
Ci sono svariati requisiti che bisogna assolutamente avere per accedere al regime forfettario e ci sono svariate tipologie del suddetto regime. Per valutare tutte queste opzioni nel modo corretto, è necessario rivolgersi ad un buon commercialista. Evidenzio il concetto di buon commercialista, in quanto sarà lui a dover scegliere il regime più indicato per la vostra attività e a seconda di questo, pagherete più o meno tasse. Quindi se lui sbaglia… voi ci rimettete. L’importanza quindi di un serio commercialista è d’obbligo.
L’importanza di un commercialista
Molti scelgono un commercialista solo in base al suo prezzo. Ma il prezzo del suo servizio è l’ultima cosa che voi dovete guardare. Prima dovrete valutare la fiducia che riponete nella sua persona e ovviamente il grado della sua professionalità. Dato che una partita iva va gestita, facendo la dichiarazione dei redditi (denominata dichiarazione unica), andando a dichiarare correttamente i guadagni e le spese ed effettuando innumerevoli altre operazioni, è importante scegliere bene. Se tutte queste pratiche vengono svolte nel modo sbagliato, rischiate di prendere delle sanzioni abbastanza importanti. Ricordatevi che un mancato pagamento di dei costi, anche se la colpa è del commercialista, lo stato viene a cercare voi.
Inoltre un commercialista è utile per chiedere chiarimenti su pratiche economiche e un aiuto in caso di bisogno per comprendere e risolvere alcune eventuali situazioni che si potrebbero andare a creare.
Quindi ecco spiegato l’importanza di questa figura professionale
Quali sono quindi i costi di legalizzazione della propria attività
Oltre alle cifre di mantenimento della P.IVA, descritte indicativamente nei paragrafi precedenti, dovrete aggiungere il costo annuale per il commercialista. Mettiamo quindi che ogni anno dovrete spendere da 3 ai 5 mila euro. E’ un costo da dover tenere in conto.
Quali sono i vantaggi?
Pagando tutte queste cose, avrete dei vantaggi. Il vantaggio di poter avere la certezza che il vostro cliente paghi. La certezza di essere un po’ più credibili. E la possibilità senza problemi di poter lavorare per delle aziende, senza dover fare i salti mortali per trovare un modo di farsi pagare, rinunciando magari ad una buona fetta dei vostri guadagni, dovuta da una ritenuta d’acconto enorme.
Quello che poi molta gente non dice è che nella fattura che voi fornite al cliente potrete imporgli un 4% in più che sarebbero i costi dei contributi INPS. Questa pratica non è obbligatoria, ma se lo fate, il 20 / 30% dei vostri contributi da dare all’INPS non sono a carico vostro. Ma a carico dei vostri clienti.
Potrete scaricare l’iva dai vostri acquisti, in modo tale da non pagare le imposte sulle vostre spese.
I vantaggi sono davvero tanti. Comunque sicuramente un commercialista esperto può fornirvi una spiegazione migliore della mia.
Quindi…
Spero che con questo piccolo post, sicuramente decisamente diverso da tutti gli altri pubblicati su questo blog, ti sia stato utile per comprendere al meglio queste dinamiche e non cadere nei classici luoghi comuni su tali argomenti.
Se hai bisogno di una consulenza gratuita, nella home page troverai tutti i modi che puoi contattarmi.
Con questo è tutto gente… alla prossima!