Ed eccoci qui con la seconda puntata della rubrica in cui vi racconto qualche aneddoto lavorativo. Nella scorsa puntata vi avevo raccontato della storia del computer fisso che non si voleva accendere, in quanto si era fulminato l’alimentatore e come effetto collaterale di tale disastro, si è danneggiata parte della scheda madre.
Oggi invece vi racconto la storia di un computer, questa volta portatile, le cui condizioni erano un po’ particolari.
Mi arriva una cliente con questo computer portatile. Al momento della consegna, mi mostra il problema. In pratica Windows 7 non si avviava. Dava un errore di boot. Quel tipo di errore solitamente viene fornito in due occasioni specifiche: o uno dei file che gestiscono l’MBR di Windows si è danneggiato e quindi il sistema operativo non è più in grado di avviarsi, oppure si è rovinato l’HDD.
Nel primo caso è sufficiente fare un backup del disco rigido e reinstallare Windows. Nel secondo caso, si deve effettuare il backup dei dati e si deve poi procedere a sostituire la memoria.
Solitamente è sempre la prima causa, ovvero la causa dovuta ad una problematica di tipo software. Procedo quindi a recuperare i dati dell’HDD mediante una live Linux (una Linux Mint Cinnamon x64) e a salvarli un hard disk esterno e poi procedo a provare l’installazione di Windows. Intanto che ci sono, faccio comprare alla cliente Windows 10, così aggiorna il software del proprio computer, dato che i requisiti per supportarlo ci sono tutti.
L’installazione del sistema operativo non va a buon fine nei primi 4 tentativi. Pessimo segnale, che qualcosa nell’Hard Disk non sta andando bene.
Finalmente riesco ad installare Windows, ma mi rendo conto della sua lentezza nell’utilizzo. E alla fine… beh si inchioda il computer e ovviamente non si avvia più.
Allora prendo in considerazione la seconda ipotesi. L’hard disk è danneggiato. Chiama il cliente, esponile il problema e… si decide di procedere all’installazione di un SSD, un tipo di memoria molto veloce, non soggetta a danni dovuti ad urti accidentali.
Quindi… comincio a smontare il computer. Dato che per sostituire l’hard disk in quello specifico modello bisogna smontare tutto il computer, inizio a disassemblarlo. Faccio per rimuovere la tastiera e…. beh quello che ho trovato era fenomenale. Ci saranno state circa 2 o 3 cicche da masticare appiccicate sotto la tastiera. Queste cicche con il calore prodotto dal computer si sono cementificate, rendendo veramente complessa la rimozione della tastiera e del connettore del touchpad. Per svolgere tale operazione ho impiegato 2 ore di tempo, per cercare di non danneggiare connettori, scheda madre o altro ed asportare tutto il materiale indesiderato dal computer.
Disgraziatamente nella tastiera si è danneggiata la copertura di sicurezza posto sul retro in alluminio. Pazienza… l’importante è che essa continui ad andare senza problemi di sorta.
Ho dovuto risaldare il connettore del touchpad in quanto la cicca aveva danneggiato i contatti dello stesso. Svolto questo lavoro piuttosto complicato, procedo a finire di smontare il computer, pulisco la ventola, cambio la pasta termica (intanto che c’ero ho fatto pure questo) e ho sostituito la memoria.
Una volta rimontato il tutto ed appurato il funzionamento corretto del computer, ho installato Windows 10, tutti i programmi richiesti dalla signora e recuperato tutti i dati.
Alla fine, una volta riconsegnato il computer alla cliente, quest’ultima è rimasta davvero soddisfatta. Infatti il computer ora funziona decisamente bene e ovviamente con l’utilizzo di un SSD le prestazioni sono incrementate notevolmente.
Oggi quindi abbiamo visto che, durante la riparazione dei computer, portatili o fissi che siano, non si sa mai cosa vi si può trovare al loro interno, una volta smontati.
Spero che questo piccolo post ti sia piaciuto. Se è così, mi fa davvero molto piacere!
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Con questo è tutto gente… alla prossima!