So che questo articolo scatenerà l’ira di moltissime persone, reazione secondo il mio parere immotivata. So anche che molte persone leggeranno soltanto il titolo senza leggere l’articolo e poi commenteranno a caso.
Vi invito per una volta a leggere, riflettere e poi una volta fatto entrambe le cose allora se che potrete commentare.
Di cosa voglio trattare oggi?
Oggi tratterò un problema che affligge Linux in particolare in modo alquanto disarmante e distruttivo. Si, avete capito bene, è un problema molto grave, che è incontrollabile, inarrestabile e poco alla volta fa declassare il bello di Linux.
Di che cosa sto parlando? Del fenomeno della frammentazione, che non è inteso con la frammentazione dei dischi, ma con la frammentazione dell’informazione di Linux, con la creazione di quelle distribuzioni, che non sono nemmeno definibili con tale aggettivo.
Tutte queste distribuzioni vengono create con la mentalità e la certezza che si sta facendo del bene e si sta in un qualche modo aiutando la comunità.
In realtà no, non si sta aiutando per niente la comunità, anzi si rende più difficile il lavoro delle persone che operano su Linux in vari campi, per gli utenti principianti nella scelta, che poi, vedendo quanta troppa scelta vanno via, perché in effetti è complesso scegliere la cosa migliore tra 300 e passa differenti. E’ impossibile e alla fine molte persone lasciano sconfitte.
Inoltre, tutte queste distribuzione tolgono la vita a progetti, lavori che fanno persone capaci, per colpa dell’egoismo e della presunzione di voler creare a tutti i costi una distribuzione.
Questa, che tutti chiamano libertà, in realtà non la è, perché da un lato ok si è fatto ciò che si voleva, ovvero creato un qualcosa di “nuovo”, dall’altro si è rovinato il lavoro di una o più persone che sviluppano civilmente Linux, o si è tolta la possibilità di creare e di mettere in pratica di idee innovative, perché più progetti vengono create, più gli utenti tendono a distaccarsi dal mondo dell’open.
Poi con tutto ciò sorgono dei problemi ed effetti collaterali.
Quali sono?
Beh, il primo senza dubbio è che non si ha la garanzia che la distribuzione copia incolla funzionerà. Se non funziona chi aiuta l’utente? Chi da la certezza che ciò che è stato creato funzioni?
Anche le aziende pensano così ed è appunto per questa una delle cause che non vengono creati programmi o giochi commerciali anche su Linux. Perché le aziende, giustamente, vogliono la certezza di sviluppare su un qualcosa di solido, non su qualcosa in cui non si ha la garanzia che funzioni.
Poi bisogna calcolare che un’azienda per sviluppare un programma su Linux, dovrebbe crearne uno per ogni gestore pacchetti differente, con diverse caratteristiche tecniche di compatibilità, e questo consisterebbe in una spesa triplicata, rispetto a realizzare un qualcosa in una singola piattaforma, come ad esempio Linux.
Quindi le persone, se ne stanno approfittando dell’idea dell’open source per fare ciò che si vuole, per puro egoismo, fregandosene delle conseguenze che tutto ciò porta.
Ma in fin dei conti praticamente tutti ce ne approfittiamo. Perché c’è chi crea delle distribuzioni spazzatura e gli altri non fanno nulla per cercare di risolvere il problema.