Eccoci qui con il continuo della guida. Nell’ultima volta in questo articolo, avevamo visto un po’ dettagliatamente lo spazio di lavoro di Eclipse, le prospettive e la sua interfaccia grafica, con alcuni suoi strumenti che andremo ad usare. Man mano che andremo avanti, farò continui della guida di Eclipse, per aggiungere strumenti che ci serviranno.
Come faccio solitamente, ti invito se sei nuovo o se vedi per la prima volta questa serie di tutorial, di vedere quelli che ho pubblicato in precedenza racchiusi in questi due link:
Questi due link sono in ordine di lettura. Prima vanno letti quelli contenuti nel primo link e poi quelli contenuti nel secondo.
Ora possiamo continuare.
Dopo aver visto in dettaglio l’interfaccia grafica dello spazio di lavoro di Eclipse con la prospettiva Java di default, vediamo di creare un nuovo progetto.
Nella parte sinistra dello spazio di lavoro clicca con il tasto destro.
Comparirà un menu a tendina in cui ci saranno varie voci in inglese (spiacente, ma Eclipse è disponibile in lingua inglese. Non sono a conoscenza di pacchetti lingua. Se per caso li dovessi conoscere, se vuoi puoi postarmeli qui sotto nei commenti 🙂 ).
Dal menu a tendina clicca su “new” e poi dal menu che comparirà, clicca su “Java Project”.
In questa finestra dovrete compilare il campo del nome del progetto, denominato “Project name”.
Potete dargli il nome che volete, io ci do “Primo Progetto”, vista la mia grande e immensa fantasia nel dare nomi 🙂 . Tutte le altre opzioni non c’è bisogno che le tocchi.
Ora puoi cliccare su next.
In questa finestra che comparirà farà vedere la struttura del progetto che andremo a creare. Visto e considerato che non ci servono molte qualità perché sarà un progetto molto semplice, puoi cliccare benissimo su Finish.
Una volta fatto ciò, lo spazio di lavoro si presenterà in questo modo:
Come potrai notare a sinistra troverai il nome del progetto che sei appena andato a creato. Se ci fai doppio click sopra compariranno due voci:
La prima è src e la seconda è la libreria di esecuzione JRE (che abbiamo visto che cos’è in questo articolo).
Ti basterà cliccare con il tasto destro del mouse sulla voce “SRC”.
Nel menu a tendina che comparirà, clicca su new e poi su “class” per andare a creare una nuova classe (vedremo più avanti che cos’è una classe, per ora prendilo così per come viene).
Da questa finestra, digita nel campo “Name” il nome della classe.
ATTENZIONE: il nome di una classe per convenzione di programmazione e per una correttezza grammaticale internazionale, si deve scrivere con la prima lettera maiuscola. Inoltre è sbagliatissimo mettere nel nome degli spazi, dei punti e dei simboli speciali. Ci vanno SOLTANTO lettere, la prima maiuscola e le altre tutte minuscole.
In questo caso io do il nome “Pr
ogetto”, vista la mia fantasia.
Nelle varie opzioni avanzate della classe (nella parte bassa della finestra), clicca su “public static void main….” -> il significato di questi termini li vedremo più avanti.
Quando darai il nome alla classe, Eclipse ti avvertirà una cosa, riguardante il package (lo vedremo più avanti), perché non ne abbiamo creato nemmeno 1. In questo caso ignora questo messaggio e clicca su Finish.
Ed ecco qui il codice che Eclipse ha già scritto per noi. (Questa è una delle comodità di Eclipse, ovvero che è in grado di scrivere in automatico la struttura principale di un programma senza che dobbiamo scriverla ogni volta e quindi di perdere tempo).
Vediamo la prima cosa di questo codice. Ovvero la riga in cui inizia con le due slash “//”.
Questi sono dei commenti.
Esistono due tipi di commenti. I commenti lunghi una sola riga, che iniziano con “//”, come starai vedendo ora o quelli che durano più righe, che iniziano con slash + asterisco ” /* ” e concludono con asterisco + slash ” */ “.
I commenti sono parti di testo in cui il compilatore di molti linguaggi di programmazione non tengono in considerazioni. Sono aree che vengono sfruttate dai programmatori per annotare delle considerazioni sul codice, piuttosto che un promemoria per ricordarsi il perché si è fatta una determinata scelta.
Quando si scrivono programmi da centinaia di migliaia di linee di codice è importante sapersi ricordare le scelte fatte e spiegare a un’altra persona che vede il progetto, cos’hai fatto.
Anche in programmi più brevi è importante annotare le cose ove lo si ritiene importante.
Ti invito di provare da solo a scrivere vari commenti e di vedere di esercitarti su questa pratica, che è una delle cose secondo me più importanti da tenere in considerazione.
Premi la riga sotto al commento e premi il tasto “tab” della tastiera (che si trova solitamente sopra al tasto del blocco della maiuscola), per allineare il puntatore con il testo scritto sopra.
È importante scrivere il codice in modo ordinato e leggibile in modo chiaro. Il compilatore anche se lo scrivi tutto attaccato ci capisce lo stesso, ma non abbiamo la stessa dote di una macchina e quindi bisogna che il codice sia ordinato e ben pulito per facilitarne la lettura.
Come potrai notare, il testo ha svariate rientranze. Queste si chiamano “indentazioni”.
Indentare il codice è una cosa molto importante che aiuta a renderlo ancora più leggibile. Eclipse ha la particolarità che molte indentazioni le apporta in modo automatico, ma alcune se le lascia scappare e allora è necessario apportarle manualmente.
Potrai anche notare che il codice ha delle parole in un colore e altre in un altro. Questo è perché alcune parole sono delle keyword speciali, delle parole chiave specifiche per il Java, che eclipse le evidenzia in violetto chiaro.
I commenti hanno il colore azzurrino chiaro (è un colore ormai universale per moltissimi IDE, infatti molti IDE rappresentano i commenti di moltissimi linguaggi di programmazione con il colore azzurro chiaro).
Bene. Una volta detto questo riprendiamo un argomento in sospeso.
Quando ti ho fatto creare la tua prima classe, ti ho fatto spuntare l’impostazione avanzata per avanzata per poter aggiungere
public static void main(String[] args)
Ci sono molte cose che per ora non potrai capire e non le trattiamo adesso, ma vediamo di guardare 2 piccoli dettagli.
Il primo è la parola main, che in inglese significa principale. Questo infatti è una parte di codice centrale. Ogni programma in Java per funzionare deve avere un main da qualche parte. Anche in linguaggi simili al Java (anche se più antiquati) come il C/C++, per funzionare richiedono per forza di cose il main. Il bello è che il Java permette (e più avanti lo vedremo) di programmare, di scrivere codice anche al di fuori di esso. Per il momento ci limiteremo a stare all’interno di questo blocco.
Un blocco di istruzioni inizia e finisce con una parentesi graffa. Infatti, potrete notare che dopo tutta la sintassi del main, una riga sotto a capo, trovate l’apertura della parente graffa e un po’ più sotto la chiusura della graffa. In questo caso vuole dire che tutte le istruzioni all’interno, appartengono al main.
Anche la classe ha le sue parentesi graffe, perché ha il suo blocco di istruzioni. Questo vuol dire che tutte le istruzioni all’interno di questo blocco, sono di proprietà della classe Progetto, nel mio caso.
ATTENZIONE: non si possono scrivere istruzioni all’esterno del blocco della classe. È un errore sintattico gravissimo.
Nella classe tu ci hai dato un nome e anche io. Qualsiasi nome che diamo a un qualsiasi elemento all’interno del codice Java del nostro programma, si chiama identificatore. In poche parole, io con quel nome con particolari passaggi, posso richiamare ciò che ho scritto (questo non lo vedremo ora).
Andiamo avanti ad analizzare il main.
Troviamo la parola String tra le parentesi tonde. Questa parola si capisce subito dalla sua sintassi, che è una classe.
Bene per il momento ci fermiamo qui, con l’analisi del main. Ora andiamo avanti con cose più semplici.
Prima di chiudere l’articolo, volevo farvi scrivere un programma molto semplice e anche se ha utilità 0 nella vita reale, ha molta utilità per apprendere.
Scriviamo all’interno del blocco del main la seguente linea di codice:
[java]
System.out.println("Ciao Mondo!");
[/java]
Vediamo di scomporre questa istruzione.
System è una classe
“.” è un simbolo che in Java significa: di questa cosa, prendi questa caratteristica
“out” è la caratteristica presa (vedremo più nel dettaglio che cosa significa caratteristica).
“print” stampa. Questa parola significa che il programma dovrà stampare a video una scritta
“ln” le due lettere che susseguono print e che lo fanno diventare “println” stanno a significare che dopo aver stampato quello che deve stampare, deve andare a capo. In poche parole è come premere invio dalla tastiera per andare a capo.
() le parentesi tonde contengono tutti i vari parametri e altro da darli al metodo print (vedremo più avanti che cos’è un metodo), per permettergli di stamparlo a video
“” Le due virgolette servono per dire al metodo e al compilatore che quello che voglio stampare è del testo. Dentro alle virgolette è possibile mettere tutte le cose che si vuole.
; ogni volta che un’istruzione finisce ci va messo il punto e virgola. Questo sta a significare che il compilatore capisce che l’istruzione è finita e che se ce ne sono delle altre le esegue, oppure il programma termina. Se non c’è il punto e virgola sarebbe un errore sintattico molto grave.
Proviamo ad eseguire il programma.
Il programma stamperà:
Ciao Mondo!
Direi che con questo si può terminare qui e ci rivediamo al prossimo tutorial!